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46

 

TEORIE DEL COMPLOTTO

 

(PARTE QUARTA)

 

           

MASCHERE

 

Di Carlo Monni

 

 

1.

 

 

Bethany Cabe si sforza di rimanere impassibile mentre nelle sue orecchie risuona l’ultima frase di Mida.

-… conosco il tuo segreto Whitney Frost.-

            Sembrava tutto così semplice sino a poco fa. Mida aveva rapito Tony Stark, Mike O’Brien, Eddie March, il Fante di Cuori, Jasper Sitwell, Marianne Rodgers e la comatosa Madame Masque, ovvero i responsabili della sua ultima, bruciante sconfitta. Mentre Happy Hogan nei panni di Iron Man si consegnava spontaneamente, Beth era penetrata segretamente nel covo di Mida per tentare di liberare i prigionieri. Era andato tutto liscio, ripensandoci ora: troppo liscio, finché Bethany aveva incontrato un solitario Mida.

            Il che ci riporta a quella sferzante frase:

-… conosco il tuo segreto… Whitney Frost.-

            Beth getta un’occhiata alla donna sul lettino e replica:

-Devi essere impazzito, Mida. Whitney Frost alias Madame Masque è quella lì sdraiata, io sono Bethany Cabe, direi che la differenza si vede.

Mida si limita ad un sogghigno, poi riprende a parlare:

-Nega pure, mia cara, ma non serve a niente, perché io so. Non appena me l’hanno portata, ho cercato di rianimare quel corpo che vedi. La mia vendetta sarebbe stata meno dolce se la donna che mi aveva tradito più di una volta non avesse potuto capire a che fato andava incontro.-

-Rianimarla… hanno detto che non era possibile.-

-Diciamo che ho accesso a tecnologia medica molto avanzata. Immagina la sorpresa quando, sondando la mente di Miss Frost, abbiamo scoperto che era abitata da un’altra mente al momento incosciente, quella di Bethany Cabe.-

-Tu… sei stato capace di fare questo, ma come?-

-Ho i miei sistemi e non ti dirò di più. Tutti credono che la macchina per il trasferimento mentale del Conte Nefaria sia andata in cortocircuito prima di funzionare, ma io e te sappiamo che non è vero. Che bella sensazione dev’essere stata per te risvegliarti nel corpo di una donna sana, il cui volto non era orribilmente sfigurato. L’opportunità di ricominciare una nuova vita senza che gli altri intuissero la verità. Senza contare la possibilità di avvicinare liberamente Tony Stark e chissà, forse anche quella di riconquistarlo un giorno. Magari hai pensato che potevi godertela questa tua nuova vita e accantonare i propositi di vendetta. Essere Bethany Cabe è gratificante in fondo e che importa se il prezzo per ottenere tutto questo è che una giovane donna giaccia in coma al posto tuo?-

-Supponendo che tu abbia ragione…- ribatte la ragazza -… che intenzioni hai con me?-

            Mida ridacchia.

-Dovrei farti fare la fine degli altri, ma ammetto che ho sempre avuto un debole per te fin da quando ti trovai quasi morta e sfigurata tra le rovine del tuo jet tanto tempo fa.[1] Fui io a salvarti ed a creare per te l’identità di Madame Masque, ricordi? Credo di si.-

Mida afferra da un tavolino un oggetto luccicante: una maschera d’oro che riproduce fattezze femminili. La donna chiamata Bethany Cabe spalanca la bocca ed istintivamente allunga la mano.

Mida sorride ancora.

-Si è la maschera di Madame Masque.- dice –La rivorresti? La tuta che indossi è molto simile a quella che usavi in quel ruolo. La routine di Bethany Cabe ti sta cominciando ad andare stretta non è vero? Brami di tornare in azione nel tuo vero io, ho ragione? Sono pronto a dimenticare le nostre vecchie inimicizie e ti offro un’alleanza alla pari. Insieme avremo il mondo ai nostri piedi. Che cosa mi rispondi?-

            Beth strappa letteralmente di mano la maschera a Mida, la soppesa e poi, con gesto deciso se la appoggia sul volto.:

-Dico che possiamo parlarne.- risponde.

 

            Quando Tony Stark riapre gli occhi, la testa gli ronza come se al suo posto ci fosse un alveare pieno di api infuriate. La sensazione dura poco e l’industriale miliardario si rende subito conto di essere prigioniero: le sue mani sono bloccate da solide manette fissate ad un muro. Con un rapido sguardo si rende conto di non essere solo. Accanto a lui, incatenati allo stesso muro ci sono: Mike O’Brien, Eddie March e Jasper Sitwell. In una specie di cilindro di materiale trasparente c’è Jack Hart, il Fante di Cuori. Qualcuno li ha rapirti tutti, resta da stabilire perché.

            Un rumore attira la sua attenzione e Tony volge lo sguardo verso qualcuno che sta arrivando: Iron Man, scortato da uomini armati che indossano una versione color oro di un’armatura da battaglia dell’Antica Grecia. Bene, adesso sa chi ha rapito lui ed i suoi amici, per quello che può essergli utile in questo frangente. Considerato che lui, Mike e Eddie sono prigionieri, crede di sapere chi è l’uomo nell’armatura.

-Iron Man…- chiede -… Mida ha preso anche te?

<<Diciamo che mi ha intimato di arrendermi e non mi ha lasciato molta scelta, capo.>>

            Il solito, generoso, Happy Hogan, dal cuore d’oro dentro quanto è burbero esteriormente.

-Se ti arrendi anche tu, è finita.- gli dice Tony –Mida non ci lascerà andar via di qui vivi… nessuno di noi.-

-Un’analisi assolutamente corretta, Stark…- la voce di Mida interrompe il dialogo tra i due con un chiaro tono di trionfo -… ma visto che il tuo patetico lacchè ci tiene alla tua miserabile vita, non gli ho davvero lasciato molta scelta.-

            Sostenuto dal un esoscheletro Mida è appena entrato nella sala.

<<Lacchè? Chi è che usa ancora quella parola… a parte il Dottor Destino e il Mandarino, intendo.>>

-Molto spiritoso.- commenta Mida con una voce che sottintende che non si è affatto divertito. Preme un pulsante sulla sua cintura e le manette che trattengono Tony Stark si aprono

-Tu e Iron Man verrete con me, adesso… e attenti agli scherzi: le manette che trattengono ancora i tuoi amici possono trasmettere una carica elettrica letale ed io non esiterò ad usarla contro di loro se tu o lui tenterete qualcosa.

-Sta tranquillo, Mida… faremo i bravi ragazzi.-

            Per ora almeno, si trattiene dall’aggiungere Tony.

 

            Philip Grant, meglio noto negli ambienti degli hacker col nomignolo di Corvo, beve l’ennesimo caffè della giornata e pensa alla ragazza decisamente un po’ pazza con cui si incontrerà non appena finito il suo turno di lavoro.

-Spero che siano pensieri positivi i tuoi.-

            Philip si volta di scatto per trovarsi davanti Ling McPherson, splendida ragazza eurasiatica, che unisce alla grazia ed alla bellezza delle donne cinesi come sua madre, la rigida determinazione del ceppo scozzese di suo padre. Dote non di poco conto per chi è il capo della sicurezza della Stark-Fujikawa una delle più potenti multinazionali del mondo. Deve ammettere che aveva fatto dei pensieri su di lei, ma questo era prima di conoscere Sasha Hammer. Quella ragazza sa come fargli bollire il sangue e…

-Ti sei distratto ancora.- puntualizza Ling.

-Scusami.- risponde Philip –Devo essere stanco, credo che non perderò tempo ed andrò a casa a riposare.

-Non ti ho mai visto così ansioso di staccarti da un computer. Devi aver davvero qualcosa di serio in ballo.-

-La cosa, se permetti, non è affar tuo.- ribatte, forse troppo aspramente, il Corvo.

-Ok… Ok… in fondo la tua vita privata non m’interessa.-

            A meno che non metta in pericolo la sicurezza dell’azienda, pensa la ragazza… e poi... sei il figlio di Tony Stark, che ti piaccia o meno, e Tony è un vecchio amico, non mi perdonerei mai se ti accadesse qualcosa che avrei potuto impedire.

 

 

2,

 

            Spymaster deve riconoscere di essere ammirato: chiunque sia stato a sottrarre più di 15 milioni di dollari a Justin Hammer è stato maledettamente in gamba. Ha coperto talmente bene le sue tracce elettroniche che quando Spymaster ha provato a seguirle, la fine della pista lo ha portato ad un vecchio computer in disuso dell’ufficio privato di Hammer stesso.

            Spymaster deve ammettere che ha dovuto resistere all’impulso di scoppiare a ridere mentre faceva rapporto a Hammer, il vecchio non aveva abbastanza senso dell’umorismo per gradire un’uscita simile.

            Dopo essersi accertato dell’innocenza degli impiegati e dei dirigenti delle società di Hammer (ed è meglio non soffermarsi troppo su come ci sia riuscito), Spymaster si è di nuovo affidato ai migliori hacker che conosce solo per scoprire che una volta la pista finiva ai computer del Municipio, poi a quelli del Daily Bugle ed infine a quelli della Alchemax, la società chimica di cui la figlia di Hammer è tra i maggiori azionisti insieme a Tiberius Stone.

            Per come la conosce, Justine Hammer non avrebbe alcuno scrupolo morale a rubare al proprio padre, anche se 15 milioni di dollari sono quasi spiccioli per lei, ma è una soluzione troppo facile, troppo scontata, quasi certamente anche questa è una falsa pista.

Se vuole venire a capo della questione, deve cambiare approccio. Per questo motivo sta interrogando i più famigerati hacker della nazione, ma finora senza troppo successo.

Quello davanti a cui si trova ora, gli sta offrendo l’unica pista buona.

-Coraggio, Willie…- gli sta dicendo -… dimmi tutto quello che sai e ti prometto che non ti ucciderò.

            L’uomo si tiene il braccio appena spezzatogli dal gigantesco uomo di colore in tuta blu che lo sta tenendo per la collottola.

-Io… Ce n’era uno che sapeva fare una cosa come quella… lo chiamavano Corvo, ma è un po’ che non si sente di lui in giro.-

-Corvo, eh?- replica Spymaster –E qual è il suo vero nome?-

-N… non lo so, non credo lo sappia qualcuno di noi… ho sentito voci… stava a Los Angeles e sarebbe passato dall’altra parte della barricata lavorando per una società di laggiù… non so altro.-

-Ti credo, Willie. Samson sistemalo.-

-Noo! Avevi detto che non mi avresti ucciso se avessi collaborato.-

-Ho detto che io non ti avrei ucciso, ma non ho garantito per il mio socio.-

            Ma l’altro non è ormai più in grado di sentirlo. Solo pochi istanti prima lo “snap” del suo collo che si spezzava sotto la ferrea stretta di Samson Washington, numero 2 dell’Elite dello Spionaggio, segnava la sua fine.

            Il Corvo eh? Pensa Spymaster… ho già sentito parlare di lui e forse so anche come fare a trovarlo.

 

            Tony Stark e Happy Hogan, nei panni metallici di Iron Man, seguono Mida fino ad una spaziosa stanza la cui porta si chiude alle loro spalle.

-I miei appartamenti privati.- spiega Mida. –Ci daranno tutta la privacy che servirà ai nostri affari, Stark.-

-Non abbiamo affari da discutere, Mida.- ribatte Tony con durezza.

-Davvero? Non è detto. Tu che ne dici, mia cara?-

            Solo ora Tony si accorge della donna seduta su una confortevole poltrona in pelle… la donna che veste una tuta blu ed una maschera d’oro.

-Whitney!- esclama –Non… non è possibile.-

-Molte cose sono più possibili di quante tu credi, caro Tony.- replica la donna.

-Anche se ti ha risvegliata dal coma, non puoi fidarti di Mida, Whitney. Lui non si fiderà mai davvero di te e ti tradirà quando non gli servirai più.-

-Questo si vedrà, Tony.- ribatte lei, poi si rivolge a Mida –Credevo lo volessi semplicemente morto. Che piani hai per lui?-.

-Oh, i soliti…voglio che mi ceda tutto il suo patrimonio, tutto qui.-

-Tu sei pazzo Mida.- replica Tony –Non farò mai una cosa simile, tanto ci uccideresti tutti comunque.-

-Ci sono molti modi di morire, Stark.- replica, tranquillo, Mida –E poi… tu non hai dei figli?-

<<Bastardo!>> esclama Iron Man <<Adesso ti…>>

-Calma il tuo uomo Stark . Anzi, digli di togliersi quella stupida armatura.-

<<Sei pazzo… perché dovrei?>>

-Perché tieni ai tuoi amici, ecco perché. Mi basta un gesto della mano per ucciderli tutti in un sol colpo e tu sei un cosiddetto eroe, non lascerai che succeda finché hai una speranza di salvarli.-

-Fa come dice.- gli dice Tony.

<Ok… ma questo non m’impedirà di raddrizzargli il suo brutto muso alla prima occasione utile.>>

            Sbuffando, Happy attiva un controllo dell’armatura e questa si separa nei suoi componenti lasciandolo al centro della stanza vestito solo delle mutande.

-TU!- esclama Mida sorpreso –Ti conosco. Ti chiami Hogan. Tu non puoi essere lo stesso Iron Man che mi ha sconfitto, lo so… lo so. Io sapevo chi era, ma non riesco a ricordarlo, non riesco.-

            Quando si è ripreso dalla lobotomia mentale praticatagli dalla povera Marianne Rodgers, Mida non ha recuperato tutti i suoi ricordi, pare, pensa Tony, o si sarebbe ricordato che era lui l’Iron Man che aveva combattuto. Non che possa gioirne: il suo segreto è salvo, ma quello di Happy è stato rivelato…ma forse si può ancora rimediare.

-Non lo è, infatti.- intervene Tony –L’originale Iron Man, quello di cui parli tu, è morto qualche anno fa in uno scontro con le nostre forze armate dopo che aveva perso la testa ed attaccato altri portatori di armature.[2] Da allora altri uomini hanno preso il suo posto, compreso uno che è fuggito con un’armatura di nuovo tipo ed è diventato un mercenario.[3] Happy indossa l’armatura quando occorre.-

-Una legione di Iron Man eh? Mi sembra una buona idea. Capirà, Mr. Hogan, che anche se non è colui che cercavo, non posso lasciarla andare libero. Mia cara Madame Masque, vuoi essere così gentile da accompagnarlo in una delle vicine celle?-

-Io?- chiede la donna con tono decisamente sorpreso –Ne sei sicuro, Mida?-

-Ma certo. Non avresti convenienza a tradirmi adesso, non è vero?-

            La ragazza non replica, ma sfodera la pistola che ha al fianco e poi si rivolge a Happy:

–Seguimi senza fare storie Hogan.-

            I due sono appena usciti che Mida si rivolge a Tony:

-Ed ora torniamo ai nostri affari, Stark.

 

            Happy e Madame Masque percorrono un corridoio sino ad una porta che si apre improvvisamente davanti a loro.

-Entra!- ordina la donna.

            Mentre fa qualche passo dentro la cella che si è aperta davanti a lui, l’ex pugile irlandese non rinuncia a dire la sua:

-Ascolta, Frost, non posso certo dire che mi stai simpatica dopo quello che hai combinato in passato al capo, ma non credo che tu sia una sciocca: devi aver capito anche tu che Mida ti userà finché gli servirai e poi ti butterà via come una scarpa vecchia.-

-Sei tu lo sciocco, Hogan… ma avrai modo di rifletterci su in questa cella.

            Madame Masque lo spinge bruscamente all’interno e Happy sente la porta chiudersi alle sue spalle.-

-Bene Happy…- mormora -… ecco un altro bel pasticcio in cui ti sei messo.-

 

 

3.

 

 

            La ragazza dai lunghi capelli neri si muove furtiva. Dedica appena una fugace occhiata alla donna dai capelli biondi che dorme nuda sul letto matrimoniale alle sue spalle. Se fosse una donna diversa, forse proverebbe vergogna per approfittarsi così vigliaccamente dei sentimenti che ha saputo suscitare nell’ignara Rebecca Bergier, ma lei è quella che è ed emozioni come la vergogna ed il rimorso non hanno posto nel suo cuore… in fondo il cuore non è altro che un muscolo, il resto sono solo fantasie.

            Con molta cautela la donna che si fa chiamare India Queen accende il computer portatile di Rebecca, attende che il programma operativo si avvii, poi vi collega una minuscola chiavetta USB. Bastano pochi secondi e quel che doveva fare è fatto. Un altro tassello nel pieno controllo della Fondazione Maria Stark. Il suo committente sarà soddisfatto.

            Un sorriso maligno passa sul bel volto della donna dai capelli neri mentre richiude il computer e nulla rimane a testimoniare che una mano non autorizzata l’abbia mai toccato.

 

            L’importante è guadagnare tempo, pensa Tony, distrarlo dai prigionieri, da Pepper, Joanna e i bambini. Non dovrebbe essere difficile, si dice, posso provare a farlo parlare: quelli come lui adorano vantarsi dei loro piani se stimolati nel modo giusto.

-Speravo in qualcosa di meno banale da parte tua, Mida.- dice –Una serie di rapimenti eclatanti, addirittura il capo del F.B.S.A., e tutto per una banale vendetta e guadagnare più soldi.-

-Perché sei sorpreso, Stark? Diventare l’uomo più ricco del mondo è sempre stato il mio obiettivo, lo sai. Quanto alla vendetta, ti sembrerò meschino, ma la trovo soddisfacente.-

-Mi pare che ti sia sfuggito qualcuno, però: non hai preso Marianne Rodgers. Hai paura di lei?-

            Mida si lascia sfuggire una risata.

-Seguimi Stark.- ordina e Tony ritiene più prudente fare come dice.

            Una porta si apre e i due entrano in una stanza attigua al cui centro c’è una stratua d’oro che raffigura una giovane donna dall’espressione spaventata. Solo che non è una comune statua d’oro e Tony lo capisce benissimo mentre riconosce le fattezze della giovane donna davanti a lui: Marianne Rodgers trasformata in statua d’oro.

-Mida, sei un bastardo.- esclama, mentre l’altro ride divertito.

 

            Le due guardie sono tranquille: i prigionieri non possono liberarsi e nessuno può penetrare le difese dell’isola artificiale, le telecamere segnalano che è tutto tranquillo. Non c’è nulla di cui preoccuparsi. Questo è quello che pensa la prima guardia quando un braccio si serra intorno alla sua gola ed una mano preme contro le vertebre cervicali. Cerca di urlare, ma il fiato non gli esce e poco dopo il buio gli avvolge la coscienza. La seconda guardia sente il rumore del tonfo del corpo che cade a terra e si volta. Qualcosa di affilato sibila nell’aria e gli trancia la giugulare prima che possa dare l’allarme. Cade soffocato dal proprio sangue.

            Passano pochi secondi, poi Happy Hogan vede aprirsi la porta della propria cella e davanti a lui c’è una donna rivestita da una tuta bianca.

-Meredith McCall!- esclama –Ma cosa…?-

-Non perdiamo tempo.- ribatte, brusca., la donna –Dobbiamo sbrigarci se vogliamo liberare anche Tony e gli altri.

            Happy la, segue, ma non può fare a meno di chiedere:

-Un momento: come hai fatto ad arrivare qui e come hai sbaragliato le sentinelle?-

-Non c’è tempo per le domande, ti ho detto.- ribatte Meredith –Piuttosto... sei in grado di richiamare la tua armatura?-

-Cosa? Come fai a… Ok, ho capito: niente domande. Comunque … sì, penso di sì, adesso.-

-Allora fallo, non perderti in chiacchiere.-

            Una donna davvero decisa, pensa Happy, mentre si concentra attivando un meccanismo di controllo remoto dell’armatura. L’unica cosa che non hanno potuto togliergli, visto che è un impianto sottocutaneo invisibile alla maggior parte dei sensori. Peccato che non gli fosse riuscito di attivarlo mentre era in cella, ma ora, forse…

            Un segnale silenzioso parte.

 

 

4.

 

 

            Cosa passi nella mente della donna con la maschera d’oro forse non lo sa nemmeno lei stessa mentre osserva gli uomini tenuti prigionieri nel salone.

            Associarsi con Mida potrebbe non essere stata una buona idea, ma era stata l’unica che le è venuta in mente al momento. Riflette sulle cose che possono accadere in seguito alla sua scelta, la morte dei prigionieri ad esempio.

-Whitney… se davvero ci sei tu dietro quella maschera, ascoltami.

C’è qualcosa di speciale in Jasper Sitwell, per esempio il fatto che da come parla sembra che sia lei quella legata e non lui.

-Se c’è rimasto ancora qualcosa di buono in te, non lasciare che Mida la corrompa, ribellati.-

-Jasper, caro Jasper…- replica lei -… sei sempre il solito boy scout, pronto a vedere il bene nelle persone… e se non ci fosse?-

-Tu sei l’unica che può saperlo.-

            Già, lei è la sola. Il suo sguardo si rivolge al quadro comandi e nella sua mente si forma una decisione.

 

            Mida ride soddisfatto.

-Un bastardo, dici?- replica al suo forzato ospite –Forse hai ragione… ma forse un vero bastardo avrebbe ucciso miss Rodgers per quello che gli aveva fatto, ma io sono stato più misericordioso: le ho permesso di vivere ed ho usato i suoi poteri mentali per soggiogare il Fante di Cuori e… per scoprire altre cosette. La povera Marianne è stata la prima delle mie vittime. Soggiogarla è stato relativamente facile, sai? Sembra che sia predisposta a farsi controllare, ma lo sai già non è vero? Non è per questo che l’hai fatta mettere in un manicomio? Per proteggerti.-

-Non lo capiresti nemmeno se te lo spiegassi per cent’anni.- ribatte Tony –Quindi è inutile che ci provi. Piuttosto, vuoi dire che non è morta?-

-Non ancora. Tra due giorni il processo di aurizzazione diverrà irreversibile e quella deliziosa ragazza sarà solo una graziosa statua d’oro che farà sfoggio di se nel mio palazzo. Lei ha preso la mia mente ed io mi prendo la sua, non è un giusto compenso?-

            Prima che possa ribattere qualcosa, Tony sente un sommesso ronzio. È quasi certo che Mida non l’abbia udito, ma lui è più allenato. Si volta e vede i componenti dell’armatura di Iron Man assemblarsi sino a formare una specie di sfera. Happy deve essersi liberato e la sta chiamando. La sfera si solleva e si dirige verso la porta.

-Cosa?-

            Mida si è finalmente accorto di cosa sta accadendo, ma è troppo tardi: Tony lo colpisce con una gomitata al plesso solare, in uno dei pochi punti lasciati scoperti dall’esoscheletro che il suo avversario indossa per potersi muovere nonostante la sua mole non  indifferente. Mida non è avvezzo agli scontri fisici e perde l’equilibrio.

            Tony scatta verso la porta che cede sotto l’urto dell’armatura compressa  e ne segue a fatica il rapido volo lungo i corridoi.

 

            L’armatura percorre rapidamente i corridoi fino ad arrivare davanti a Happy Hogan. Si scompone di nuovo nei suoi componenti fondamentali, per poi ricomporsi su di lui fino a formare la familiare figura del gladiatore rosso e oro.

<<Questo sì che è un bel modo di vestirsi.>> commenta Happy.

            In quel momento ecco arrivare un trafelato Tony Stark.

<<Salve, capo. Stavo giusto per venirti a cercare. Che ne è del grassone?>

-Lui è…- Tony s’interrompe di colpo vedendo la donna al fianco di Happy –Meredith! Cosa… cosa ci fai qui con… con quella tenuta?-

-A volte dobbiamo fare anche le cose che non ci piacciono, se è per il bene degli altri…. Tu dovresti saperlo Tony.- replica Meredith –Comunque non mi pare il caso di parlarne adesso. C’è ancora del lavoro da fare.-

-Si… hai ragione… Happy…-

 <<Ho capito capo. Tranquillo: non vedo proprio l’ora di rompere qualche mascella.>>

 

 

5.

 

 

            Avete indubbiamente sentito l’espressione: gli eventi precipitano. Ebbene, questa è l’impressione che avranno tutti i protagonisti della vicenda quando ricorderanno i concitarti minuti che seguono alla decisione di una donna che punta una pistola contro un quadro comandi facendolo saltare e liberando i prigionieri.

-Grazie Whitney.- dice Jasper Sitwell massaggiandosi i polsi.

-Lascia perdere i ringraziamenti, Jasper e pensa a restare vivo.- replica Madame Masque.

            Lo scontro si accende immediatamente: il Fante di Cuori si solleva in volo e colpisce alcuni degli scagnozzi di Mida. Mike O’Brien raccoglie una delle armi cadute e non esita ad usarla contro gli altri avversari.

            Quanto a Jasper Sitwell… si ritrova circondato da cinque uomini armati.

-Signori, mi sento obbligato ad informarvi che all’Accademia dello S.H.I.E.L.D. ero il primo a punteggio pieno in tutti i corsi di combattimento a mani nude.-

-Sai quanto ce ne frega.- ribatte uno degli scagnozzi –Noi siamo armati e tu no, è una bella differenza.-

-Beh… in effetti… no.-

            Sitwell si muove rapidissimo, mulinando braccia e gambe in un mix di stili che lascia i suoi avversari sconcertarti. Prima di aver potuto sparare un solo colpo sono tutti a terra.

-Tre minuti.- commenta Jasper –Sono davvero fuori allenamento… o forse è perché non ho gli occhiali.-

            In quel momento ecco arrivare anche Iron Man

<<Ehi, lasciatene qualcuno anche a me.>>

-Prego. Testa di Latta, sono tutti tuoi.- risponde Eddie March.  

L’arrivo di Iron Man sposta decisamente l’ago della bilancia in favore dei nemici di Mida. Contro il vendicatore dorato c’è poco da fare. Happy Hogan manovra l’armatura con perizia anche senza i suggerimenti di Tony. D’altra parte, pensa, questi tizi non sarebbero stati alla mia altezza nemmeno senza armatura su un ring…beh, magari avrei dovuto affrontarli uno alla volta.

Tony fa la sua parte ed osserva Meredith McCall muoversi con grazia e furia nel cuore della battaglia. Se avesse una katana li avrebbe sbudellati tutti, pensa, ed è un pensiero inquietante. Non sono più i due ragazzini alle prese col loro primo amore, questo è certo, ma non è detto che siano cambiati in meglio.

Lo scontro finisce. Gli sgherri di Mida sono tutti a terra o si sono arresi.

<<È stato facile, tutto sommato.>>commenta Iron Man <<Non mi divertivo così da tempo, lo confesso.>>

-Sarebbe stato meno facile e divertente se Madame Masque non ci avesse liberato.- commenta Mike O Brien –Chissà perché l’ha fatto? Credevo fosse alleata di Mida.-

-Whitney Frost è sempre stata una donna... molto complessa… se era davvero lei.- aggiunge Sitwell.

-Io avrei una domanda.- interviene il fante di Cuori -Dov’è finita adesso?-

 

            Mida non riesce a crederci. Il suo piano è andato in fumo, quelli che erano suoi prigionieri ora hanno il controllo della sua isola. Per fortuna lui ha sempre un piano di fuga pronto. Il piccolo sottomarino che lo attende lo porterà al sicuro, pronto a ricominciare con un nuovo schema.

            Quando giunge al canale sotterraneo in cui lo aspetta il sottomarino, ha una sorpresa: qualcuno lo sta attendendo.

-Madame Masque!- esclama –Per fortuna sei qui: possiamo fuggire prima che ci raggiungano. Ho un rifugio sicuro, dove potremo progettare la vendetta.-

-Mi dispiace Mida…- risponde la donna sollevando la pistola -… ma io non fuggirò... e nemmeno tu lo farai.-

            Due colpi raggiungono Mida al petto e lui barcolla. Sul suo viso un’espressione di stupore.

-Perché?- mormora aggrappandosi alla donna.

-Avevano ragione Tony e gli altri, sai?- ribatte l’altra –Prima ho poi mi avresti tradito, quindi era meglio che lo facessi io per prima…e subito… e poi, i tuoi piani non sono i miei.-

Con un certo sforzo Madame Masque spinge Mida in acqua. Rimane ad osservarlo mentre sprofonda trascinato dal suo stesso peso e continua a fissare le acque finché non vede più bollicine d’aria, quindi si sfila la maschera d’oro e dopo averla contemplata per un attimo, la getta in acqua senza ripensamenti e con essa la pistola, poi si volta scuotendo i lunghi capelli rossi. .

 

Tony non riesce a credere ai suoi occhi: quella distesa sul lettino è indubbiamente Whitney Frost ancora comatosa, ma se lei è qui e lo è sempre stata, chi era quella che hanno incontrato luì e gli altri? Un’impostora al servizio di Mida oppure…

-Non fatevi troppe domande.-la voce di donna interrompe le sue riflessioni mentre lui e gli altri si girano a vedere chi è arrivato e  trovano Bethany Cabe.

-Beth, sei qui anche tu? Ma cos’è successo?- esclama Tony correndole incontro.

-Quella è davvero Whitney Frost e la falsa Masque ero io. Mida mi aveva fatto il lavaggio del cervello convincendomi che ero Whitney Frost. Per fortuna mi sono liberata dal condizionamento in tempo per aiutarvi.- si rivolge a Jasper –Mi dispiace che la nostra serata insieme sia finita male.

-Non è stata colpa tua.-replica Jasper –Ho avuto più serate rovinate  di quante riesca a ricordare da quando ho cominciato lavorare col Colonnello Fury.-

-E dopo tutti questi anni, non hai ancora perso l’abitudine di scattare sull’attenti quando pronunci il suo nome.- commenta divertito Tony.

:Uhm…io.-

-Tranquillo, Jasper.- interviene Bethany –Vedrai che avremo una serata ancora migliore io e te.-

<<Detesto essere quello che interrompe l’idillio...>>li interrompe Iron Man, alias happy Hogan <<… ma qualcuno ha una vaga idea di dove sia finito Mida?>>

            Quasi tutte le teste si scuotono in segno di diniego.

-Se è riuscito a fuggire, presto o  tardi ce lo ritroveremo tra i piedi.- commenta Tony -Ormai dovrei saperlo che l’erba cattiva non muore mai.-

-Oh, non è detto che sia sempre così.- ribatte Bethany –Non è detto.-

 

 

EPILOGO UNO

 

 

            Tony Stark osserva la ragazza che dorme su un letto di una stanza privata dell’ospedale che porta il nome di suo padre.

-Sta davvero bene dottore?- chiede

-La trasmutazione dei corpi non è esattamente il mio campo...- risponde Keith Kincaid -… ma direi che ora che è stata trasformata di nuovo in un essere umano, Miss Rodgers si riprenderà benissimo in pochi giorni. Questo per quanto riguarda la sua salute fisica, per quella mentale…-

-Non mi aspetto miracoli, dottore.- è il commento sconsolato di Tony.

            Percorre il corridoio e poi si ferma davanti ad un’altra stanza e vi entra. Whitney Frost è tornata al suo posto, attaccata ai macchinari che la tengono in vita.

            Ti amavo davvero Whitney, pensa Tony, ma questo non mi ha impedito di distruggere la tua vita, così come ho distrutto quella di Marianne. Non era quello che volevo, ma è comunque quello che ho ottenuto. Forse è questo il mio destino: distruggere ciò che amo. Dovrò pensarci seriamente.

Accarezza gentilmente la guancia di Whitney e poi lascia la stanza senza guardarsi indietro.

 

 

EPILOGO DUE

 

 

            Bethany Cabe si alza dal letto badando bene a non svegliare Jasper Sitwell che dorme sereno.

            Povero caro Jasper, pensa, sempre ingenuo e pronto a vedere il bene nelle persone… perfino in me.

            Apre un cassetto dell’armadio ed estrae una maschera d’oro che riproduce un viso di donna. Sul suo volto si forma un sorriso soddisfatto.

 

 

EPILOGO TRE

 

 

            Prigione federale Femminile di Minima Sicurezza di Victorville  a 85 miglia a nordest  di Los Angeles.

            La prigioniera si guarda intorno entrando nella stanza dei colloqui. È una donna di colore ancora giovane... e molto bella. Un tempo era ben consapevole di esserlo e sapeva usare questa sua qualità al momento giusto. Anni in questo posto ’hanno smorzato buona parte della sua sicurezza ed arroganza e l’hanno abituata ad essere diffidente… ad esempio nei confronti dell’uomo, un completo sconosciuto per lei, che ha chiesto di parlarle.

-Marcy Pearson?- chiede l’uomo invitandola a sedersi, poi senza aspettare risposta dice –Se ha voglia di uscire da questo posto, ho una proposta che potrebbe interessarle.-

 

 

FINE

 

 

NOTE DELL’AUTORE

 

 

            Davvero pochissimo da dire su questo episodio.

1)      Marianne Rodgers, una delle più sfortunate tra le donne che hanno incrociato il cammino e si sono innamorate di Tony Stark. Apparsa per la prima volta su Iron Man Vol. 1 #36 dell’aprile 1971 (Prima edizione italiana su Devil, Corno, #123) per opera di Gerry Conway & Don Heck (ma non è escluso che la sua prima vera apparizione sia stata su Tales of Suspence #40, la seconda storia di Iron Man in assoluto, dove appare un giovane donna bionda che le somiglia moltissimo e risponde al nome di Marion), dimostra ben presto di avere poteri precognitivi che la spingono sull’orlo di un forte esaurimento nervoso. Tony rompe il loro fidanzamento dopo che lei, in preda alle sue allucinazioni precognitive, lo abbandona sull’orlo della morte. In seguito la ragazza ebbe un crollo psicotico e fu ricoverata a spese di Tony in una clinica privata da cui uscì due volte: la prima per vendicarsi di Tony, ma la, sua scarica psichica colpì invece Mida e lo rese lobotomico anche se non per molto. La seconda occasione fu per aiutare Tony nel complicato gioco di parti noto come “La traversata”!, forse la peggiore storia di Iron Man e dei Vendicatori di tutti i tempi (Ne esistono di peggiori secondo voi? Indicatemele). La trasformazione in statua d’oro è solo la sua ultima disgrazia. Non ci resta che sperare che si riprenda.

2)     Il procedimento per trasformare gli esseri umani in oro fu usato per la prima volta da Mida in Iron Man Vol. 1° #106/107 (In Italia su Uomo Ragno, Corno, #255/257) e Tony, Henry Pym ed altri riuscirono ad invertirne gli effetti nel n. 198 della stessa serie.

3)     Meredith McCall una guerriera ninja? I più vecchi lettori di Iron Man sanno già abbastanza su questa donna, gli altri… dovranno aspettare ancora un po’.

4)     Mida sarebbe, dunque morto? Uhm… chi può dirlo davvero con certezza? In fondo lo abbiamo visto sopravvivere a circostanze anche più avverse.

Nel prossimo episodio: il ritorno di War Machine, preparativi di un matrimonio, il ritorno di una vecchia amica, diciamo così, di Jim Rhodes, Spymaster alla caccia del Corvo e altro ancora. Se vi interessa la sorte dei nostri personaggi, non mancate.

 

 

Carlo



[1] Accadde dietro le quinte tra Iron Man Vol. 1° #8 e 9 (Prima edizione Italiana, Devil, Corno #95)

[2] Un resoconto volutamente impreciso di eventi accaduti su Iron Man Vol. 1° #325 (In Italia su Iron Man, Play Press, #14).

[3] Allude, ovviamente, a War Machine, ma noi sappiamo che la storia è più complicata.-